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- Pubblicato Martedì, 16 Aprile 2013 09:26
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3 giugno - Mc 11,27-33
27 Andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani 28 e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l'autorità di farle?».29 Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo.30 Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi». 31 Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: «Dal cielo», risponderà: «Perché allora non gli avete creduto?».32 Diciamo dunque: «Dagli uomini»?». Ma temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta.33 Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».
27 Andarono di nuovo a Gerusalemme. E, mentre egli camminava nel tempio, vennero da lui i capi dei sacerdoti, gli scribi e gli anziani
Dopo l’insegnamento ai discepoli che prendeva spunto dal fico secco, il gruppo entra in città e ritornano nell’area del tempio. Con l’episodio che segue cominciano le quattro dispute di Gesù a Gerusalemme. Gesù passeggia nel tempio ed ecco che lo raggiunge una rappresentanza del Sinedrio in tutte le sue componenti il giorno seguente alla cacciata dei venditori. Il carattere della narrazione acquista ufficialità. Non si sa se il mercato nel tempio sia stato ripristinato o meno.
28 e gli dissero: «Con quale autorità fai queste cose? O chi ti ha dato l'autorità di farle?».
La domanda dei suoi avversari è doppia. La prima chiede di che genere fosse l’autorità con cui Gesù faceva queste cose. Si tratta certo dell’azione compiuta nel tempio, ma nel complesso di tutto ciò che Gesù aveva fatto e detto fino ad allora, in Galilea e a Gerusalemme. Della sua autorità si era parlato più volte nel vangelo di Marco. Siccome l’autorità di Gesù supera evidentemente quella degli scribi, egli deve essere provocato a una confessione della coscienza che ha della propria missione. La seconda domanda riguarda chi gli abbia dato tale autorità. Poiché tutti sapevano che Gesù non faceva parte di nessuna scuola rabbinica, era chiaro che avrebbe dovuto appellarsi solo a Dio e questo sarebbe stato facilmente criticabile e non accettato.
29 Ma Gesù disse loro: «Vi farò una sola domanda. Se mi rispondete, vi dirò con quale autorità faccio questo. 30 Il battesimo di Giovanni veniva dal cielo o dagli uomini? Rispondetemi».
La controdomanda di Gesù è stata definita da uno studioso come “un atto di estrema audacia politica”. Da un punto di vista teologico egli è coerente con se stesso: il battesimo di Giovanni veniva dal cielo, come la propria autorità viene dal cielo.
31 Essi discutevano fra loro dicendo: «Se diciamo: «Dal cielo», risponderà: «Perché allora non gli avete creduto?».
I membri del Sinedrio sono in serio imbarazzo. La consultazione che essi tengono tra di loro vuole dimostrare la loro grande difficoltà. Al tempo stesso per il narratore è importante far capire che essi intendono pronunciare il loro giudizio non seguendo la loro convinzione, ma per considerazioni di natura tattica. Se ammettono l’autorizzazione divina di Giovanni a battezzare, dimostrano essi stessi la loro disobbedienza a Dio, perché non hanno ricevuto il battesimo. Questo va visto come un rifiuto della fede, in Giovanni e anche in Gesù.
32 Diciamo dunque: «Dagli uomini»?». Ma temevano la folla, perché tutti ritenevano che Giovanni fosse veramente un profeta.
Se invece definiscono il battesimo di Giovanni come un’istituzione umana, entrano in conflitto con il popolo. Vorrebbero evitare anche questo. Sono quindi degli opportunisti. Caratterizzando Giovanni come un vero profeta, Marco sottolinea chiaramente il suo significato e la sua importanza, ma al tempo stesso l’evangelista ha modo di sottolineare la sua importanza e al tempo stesso di distinguerlo da Gesù.
33 Rispondendo a Gesù dissero: «Non lo sappiamo». E Gesù disse loro: «Neanche io vi dico con quale autorità faccio queste cose».
Siccome i membri del Sinedrio si sono impigliati in un dilemma, ammettono che la domanda di Gesù non può avere risposta. Di conseguenza neppure Gesù, stando alle regole che egli ha scelto, ha bisogno di rispondere alla loro domanda sulla sua autorità.